Alessandro Magno sfugge ad un attentato
Versione 30 pagina 300
La seguente versione è stata tratta dal libro Il mio Latino
Traduzione della versione
Il frastuono dei combattenti era già arrivato vicino al re Alessandro, poiché lui, disprezzante il pericolo imminente, afferrò la sua corazza e raggiunse le prime file. Ma un certo Arabo, soldato a Dario, scorse il re e, occultando un gladio1 con lo scudo, come un disertore, si prostrò davanti ai piedi del re, chiedendo aiuto. Allora il re sostenne benevolmente con la mano il supplice accettato, e lo accolse tra i suoi. Ma, improvvisamente, il barbaro, questo menzognero, minacciò la testa del re con il gladio. Nonostante ciò, Alessandro schivò il colpo con una piccola flessione del corpo e con la spada amputò la mano del barbaro. Ma il destino è inevitabile. Poco dopo, mentre il re Alessandro combatte aspramente tra2 i soldati dell’ avanguardia, colpito da una freccia, cadde, gravemente ferito. Ma quando il suo medico Filippo estirpò la freccia conficcata nella corazza e che stava nella spalla, molto sangue cominciò a sgorgare dalla ferita. Ma Alessandro neppure cambiò colore del volto e, mentre il medico fermò il sangue e esercitò pressione sulla ferita fasciata, stette con animo tranquillo.
Testo Latino
Iam ad regem Alexandrum proeliantium clamor pervenerat, cum ille, imminens periculum contemnens, loricam suam sumpsit et ad prima signa pervenit. Sed Arabs quidam (“un Arabo”), Darei miles, regem conspexit et, gladium clipeo tegens, quasi transfuga, ante regis pedes se proiecit auxilium petens. Tum rex supplicem benigne acceptum manu (“con la mano”) sustulit et inter suos accepit. At statim barbarus iste mendax gladio regis cervicem appetivit. Alexander tamen exigua corporis declinatione ictum (“il colpo”, acc.) evitavit et barbari manum (“la mano”, acc.) ferro amputavit. Sed inevitabile est fatum. Paulo post, dum Alexander rex inter primores acriter dimicat, sagitta ictus, graviter vulneratus cecidit. Cum autem medicus eius Philippus sagittam per loricam adactam et in humero stantem evellit, multum sanguinem e vulnere manare coepit (“cominciò”). Sed Alexander ne oris quidem (ne… quidem “neppure”) colorem mutavit et, dum medicus sanguen supprimit et vulnus obligatum premit, aequo animo stetit.
Paradigmi
pervĕnĭo, pervĕnis, perveni, perventum, pervĕnīre immĭnĕo, immĭnes, immĭnēre contemno, contemnis, contempsi, contemptum, contemnĕre sūmo, sūmis, sumpsi, sumptum, pervĕnĭo, pervĕnis, perveni, perventum, pervĕnīre conspĭcĭo, conspĭcis, conspexi, conspectum, conspĭcĕre clĭpĕo, clĭpĕas, clipeatum, clĭpĕāre prōĭcĭo, prōĭcis, proieci, proiectum, prōĭcĕre pĕto, pĕtis, petii, petitum, pĕtĕre tollo, tollis, sustuli, sublatum, tollĕre accĭpĭo, accĭpis, accepi, acceptum, accĭpĕre appĕto, appĕtis, appetii, appetitum, appĕtĕre ēvīto, ēvītas, evitavi, evitatum, ēvītāre ampŭto, ampŭtas, amputavi, amputatum, ampŭtāre sum, es, fui, esse dīmĭco, dīmĭcas, dimicavi, dimicatum, dīmĭcāre īcĭo], īcis, ici, ictum, īcĕre caedo, caedis, cecidi, caesum, caedĕre ēvello, ēvellis, evelli, evulsum, ēvellĕre coepĭo, coepis, coepĕre mūto, mūtas, mutavi, mutatum, mūtāre supprĭmo, supprĭmis, suppressi, suppressum, supprĭmĕre prĕmo, prĕmis, pressi, pressum, prĕmĕre sto, stas, steti, statum, stāre
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