Innanzitutto, nell’antica Grecia, era cosa nota che secondo le tradizioni tutte le stelle - erranti e fisse - fossero sferiche, poiché esse risiedono nel cielo, ambiente comune ai perfetti dei.

Infatti secondo i filosofi greci una sfera perfettamente rotonda e liscia rappresenta la perfezione spaziale, dunque tutte le stelle - erranti e fisse - sono sferiche.

Il movimento delle stelle erranti però era anch’esso divino, dunque la traiettoria compiuta da questi corpi celesti doveva consistere nella più perfetta e regolare di tutte: la circonferenza senza fine: un movimento circolare con velocità costante.

Un’altra premessa è importante: nell’antica Grecia, per la maggior parte dei modelli sul cosmo la concezione geocentrica era utilizzata: ossia la credenza che la terra fosse al centro dell’universo. Questo perché:

  • La Terra era grande, solida e ferma.
  • I cieli sembravano essere popolati da oggetti piccoli, remoti ed in continuo movimento.

Ovviamente tale conclusione viene derivata utilizzando il logos, ossia un ragionamento logico, anche per questo il problema della spiegazione del moto retrogrado dei pianeti e della complessità dei loro movimenti verrà risolto soltanto nella prima metà del XVII secolo da Galileo ed il modello eliocentrico: quasi 2000 anni dopo i ragionamenti logici dei filosofi greci: l’apparenza inganna!

La teoria di Aristotele sul movimento dei pianeti

Tra le prime teorie sul moto delle stelle erranti troviamo quella di Aristotele, IV secolo a.C. , che utilizza il modello di Eudosso, ossia concepisce il cosmo come un insieme di sfere concentriche revolventi attorno alla terra, come gli strati di una cipolla.

Teoria aristotelica sul movimento delle stelle erranti

Questa teoria spiega la caratteristica retrograda del moto dei pianeti, derivata da un sistema molto complesso, che non può essere spiegato brevemente qui, perciò rimando ad un link del Museo Galileo per chi voglia approfondire come la teoria di Eudosso - dunque anche quella di Aristotele - spieghi il moto retrogrado dei pianeti.

Ovviamente l’infinito, considerato imperfetto e portatore di caos, non esiste: oltre l’ultima sfera, in cui sono incastonate le stelle fisse, non vi è nulla.

Questa teoria verrà adattata in futuro anche dalla tradizione cristiana, aggiungendo una nona sfera (il Primo mobile) ed infine l’Empireo, ove risiede Dio.

Teoria degli Epicicli di Ipparco, spiegazione del moto retrogrado

Nel II secolo a.C. Ipparco ideerà la Teoria degli Epicicli, che riesce a spiegare anche il cambiamento di luminosità nel moto retrogrado dei pianeti.

Nella teoria di Ipparco il moto retrogrado viene spiegato in un ambiente geocentrico, grazie ad una combinazione di moti su circonferenze perfette, quindi circolari.

Secondo la Teoria degli Epicicli il pianeta procede con moto uniforme - ossia a velocità costante - su una circonferenza, detta Epiciclo, il cui centro ruota con moto uniforme attorno alla Terra, immobile al centro dell’universo, lungo una circonferenza più ampia, detta deferente. Infatti mentre il pianeta gira sull’epiciclo, il centro dell’epiciclo si sposta girando attorno alla terra.

Teoria aristotelica sul movimento delle stelle erranti

Quando il pianeta compie la metà superiore dell’epiciclo il suo moto concorda con quello sul deferente, dalla Terra sembra che esso acceleri poiché i due moti si sommano, mentre quando esso compie la metà inferiore dell’epiciclo il suo moto si sottrae a quello sul deferente, poiché diretto in senso opposto, dunque ecco spiegato il moto retrogrado, anche se in un’ottica - quella geocentrica - errata, il modello è quasi perfetto.

Quasi perché in realtà il moto dei pianeti non compie sempre cappi di uguale forma, ma bensì di forma irregolare, e non ad intervalli di tempo costanti ma apparentemente aleatori: infatti Tolomeo attuerà delle correzioni a questa teoria, pur restando in ottica geocentrica, ideerà un modello capace di predire gli spostamenti di ogni pianeta ad un dato orario.