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Vita di Boccaccio, il Decameron Galeotto

·1066 parole·6 min·

In questo articolo parlerò brevemente della vita di Boccaccio, introducendo anche la sua opera principale: il Decameron.

Boccaccio nasce nel 1313, muore nel 1375, vive alla corte angioina. Nasce a Certaldo in provincia di Firenze e suo padre è un mercante, non un aristocratico. Il padre lavora con i Bardi di Firenze, tra i banchieri più ricchi nel mondo in questo momento, poi va a Napoli dove incontra persone di province ed origini diverse. Boccaccio si vede in una città nella quale ha le chiavi per frequentare i notabili della corte napoletana, allo stesso tempo è influenzato dalla vivacità del popolo napoletano, accrescendo la sua conoscenza del genere umano. Grazie agli studi viene esposto al percorso della giurisprudenza ma nasce la passione per la letteratura.

Né lui né Petrarca disdegnano la presenza in una corte. Nel 1340 va a Firenze e scrive il Decameron nel 1348, anno della peste e della morte del padre.

Opere principali di Boccaccio #

È uno scrittore estremamente prolifico, non è stato considerato letterato per i suoi versi ma per il Decameron. Il tema è l’amore ed il leitmotif la potenza dell’amore di nobilitare l’animo attraverso l’amore, tema con una lunghissima tradizione. Si mette in scia con la poetica stilnovista e cortese.

Più interessante è il filocolo, un romanzo d’intrattenimento puramente edonistico con un principe nobile ed una fanciulla umile che non si possono sposare, poi arriva l’agnizione ed entrammbi si possono sposare. Scrive dopo il Filostrato, poema epico in 9 canti in ottave, poi la Teseida, sulla guerra tra Greci ed Amazzoni.

Tra queste opere le più interessanti sono:

L’amorosa visione #

Boccaccio si mette in scia con la tradizione dantesca, in cui il tema è il viaggio del poeta fugato da una donna gentile che va in cerca della felicità, nel qui e ora e nel mondo fisico.

Boccaccio rinuncia ad una tensione verticale, quasi essendo l’opposto di Dante. Unico accenno al metafisico: tale fanciulla conduce il protagonista in un castello dove può contemplare i beni mondani e celesti.

Elegia di madonna in Fiammetta #

Una donna si esprime in prosa per raccontare un amore infelice, pieno di delusioni. Fiammetta è un senal ispirato alla figlia di Roberto d’Angiò, torna nel Filocolo, tra i narratori del Decameron ed in molte altre sue opere. Questo si tratta di un protoromanzo.

Prose della volgar lingua #

Boccaccio è più innovativo nella prosa, questo gli varrà il posto d’eccellenza accanto a Petrarca nel testo “le prose della volgar lingua” di Pietro Bembo, che espone come modelli Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Il plurilinguismo e pluristilismo di Dante vengono rifiutati, egli sarà riscoperto nel futuro, non in un secolo “geometrico, regolare ed ordinato” come il XV.

Nel Decameron non scrive più dell’aldilà ma di più riguardo alla vita umana.

Il Decameron #

Nel 1348 abbiamo un’epidemia che causa la morte di ⅓ della popolazione europea. Questi personaggi sono 7 ragazze e 3 ragazzi, che hanno la possibilità di riunirsi in un microcosmo idilliaco e protetto, il topos del locus amenus, una villa nelle colline fiorentine, una dimensione protetta dall’orrore che c’è fuori. Lo scopo non è solo la fuga dall’angoscia di una città devastgata dalla peste, ma l’intento di dimostrare come anche dentro l’inferno si può sempre ricominciare e costruire un nucleo di umanità per dare un nuovo inizio e rifondare il senso di humanitas, delle relazioni, dopo la peste, un “inferno”. Durante la peste le gerarchie saltano, le famiglie ( i legami più profondi, di sangue) si separano, avviene sciacallaggio nelle case colpite dall’epidemia. L’humanitas non regge a queste ondate di paura, come si può rifondare, rinascere, senza lasciarsi disgregare dalle forze distrruttrici? Attraverso la parola letteraria, la letteratura è il fondamento del senso di humanitas, resta stabile anche quando tutto trema. Boccaccio e Petrarca entrambi pensavano all’importanza della letteratura come pilastro dell’humanitas, mostra anche che tutto ciò che è terreno è vanità. In queste 100 novelle (10 al giorno da 10 narratori diversi) si crea un sistema di cornici multiple.

Il Boccaccio parla direttamente col suo pubblico nel proemio ed in un altro paio di occcasioni, in cui parla del ruolo delle donne alle donne, che abbiamo già visto in Dante riguardo alla conoscenza e alla razionalità delle donne sul tema dell’amore. Per Petrarca invece la donna è oggetto e non soggetto di poesia.

I 10 narratori compongono la cornice sottostante, ma talvolta all’interno delle storie raccontate si trova un narratore, che narra una storia dove talvolta c’è un altro narratore. Boccaccio sottolinea che narrare bene una storia eè un atto di rinascita, e fa suo l’atto psicagocico della parola, consapevolezza che avevano i grandi oratori classici come Seneca, Cicerone e Pericle, per esempio. La parola è l’antidoto al caos che la fortuna può portare per distruggere tutte le certezze.

  • Valori humanitas collegati all’arte della parola
  • Sintesi tra valori aristocratici di matrice stilnovista e cavalleresca uniti al pragmatismo (da pragmà, azione dal greco, l’astuzia del banchiere, la diplomazia del mercante) ed alla battuta (la parola pronta per evitare persino una condanna a morte).

Il decameron è una galleria dei tanti tipi umani del 1300, tracciati in modo realistico e concreto.

Nota: 100 Canti come la Commedia, per Boccaccio Dante è un maestro irrinunciabile. Fu Boccaccio ad introdurre l’aggettivo “Divino” alla Comedia di Dante.

Il Decameron come libro Galeotto #

Paolo e Francesca sono una coppia di giovani amanti morti nel peccato perché il loro amore era adulterino, la storia è molto complicata. Dante conosceva personalmente i Malatesta da Rimini. Purtroppo Paolo e Francesca vengono sorpresi dal marito di lei che li uccide entrambi, e finisce nel girone degli assassini.

Nella Divina Commedia loro si trovano insieme, come intrecciati, anche se nel turbine di una tempesta. Dante parla con loro, Paolo continua a piangere e solo Francesca che s’intende d’amore racconta la loro storia. Dante chiede cosa li ha portati alla via dei fatti dopo un amore spirituale. Loro sono passati ad un amore fisico a causa di un libro, il libro di Artù. Leggono insieme quando Lancillotto bacia Ginevra, dopo quelle righe hanno smesso di leggere.

Dante sviene e poi scrive “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”, per lui chi scrive d’amore ha una responsabilità. Dante ha paura che una dannazione eterna possa essere causata dal fraintendimento di un’opera letteraria. Il libro, di nome Decameron e di cognome Galeotto ottiene il suo cognome da qui.