Parafrasi ed analisi della ballata "Deh, Violetta"
Tabella dei contenuti
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In questo articolo si trova un’analisi del testo assieme ad una parafrasi del componimento dantesco “Deh, Violetta”, con una sintesi del significato ed un approfondimento su figure retoriche e riferimenti stilnovisti.
Parafrasi di Deh, Violetta #
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Sintesi del significato #
Durante vede la donna amata, prova un ardente Amore non ricambiato, ne dialoga con Dio ed infine conclude esprimendo sofferenza.
Elementi dalla tradizione cortese #
In questa ballata troviamo il tema della poetica dello sguardo (vv. 2,12) e della poetica del saluto assieme alla poetica del sorriso (vv. 9,10). Un tema apparentemente anche Cavalcantiano è la sofferenza dell’uomo che non viene ricambiato dalla donna, questa azione si prolunga nel tempo, perciò il tema della dannosa tardanza (vv. 12-14), ossia la sofferenza che ha subito e subisce l’innamorato dato che la pietà viene a lui concessa con eccessivo ritardo. Il tema della personificazione di Amore (vv. 1,5), ereditato dalla tradizione cortese e perpetuato dagli stilnovisti è anch’esso presente in tutta la ballata e si nota anche l’uso di un senal, ossia uno pseudonimo per proteggere la privacy dell’amata ispirato alla tradizione trobadorica.
Apostrofi in “Deh, Violetta” #
Le apostrofi in questo testo sono al verso 1 “Che n’ombra” e “D’amore”, al verso 7 “Ch’io”, al verso 9 “Che n’parte”, al verso 12 “M’arde” ed al verso 14 “Sentit’han”.
In questo testo si ha una particolare utilità delle apostrofi in quanto contribuiscono alla musicalità dell’intera ballata.
Importanza del nome Violetta #
Il nome Violetta può essere un senhal in quanto Dante utilizza questo nome per mascherare il vero nome della donna amata.
Dante potrebbe anche riferirsi ad una caratteristica positiva dell’amata, ad esempio al suo profumo di violetta.
Interpretazione ed analisi del testo #
Il testo “Deh, Violetta” si colloca nelle Rime e tratta probabilmente di una delle donne-schermo elencate nella Vita Nova, prima del cambio di mentalità di Dante in seguito alla morte fisica dell’amata Beatrice.
Si suppone che il componimento sia stato prodotto nel germoglio dell’amicizia tra Dante e Cavalcanti, da ciò potrebbe derivare il tema Cavalcantiano della sofferenza dell’innamorato ed il fuoco che scoppia ed arde in seguito agli atti di Amore.
Si nota infatti ancora una forte matrice stilnovista con l’impersonificazione di Amore, l’uso della poetica dello sguardo, ed anche radici trobadoriche con il tema della dannosa tardanza.
Si trovano anche numerosi latinismi, per citarne alcuni: “speme” (v.9) deriva da “spem”, speranza, e “deh”, vocativo di deus (dio) derivato dal latino tardo “dee”, tale latinismo introduce di solito una preghiera o l’espressione di un desiderio, in questo caso la speranza di ricevere pietà e cura nell’animo dalla donna amata.